a cura di
Marco Berti e Francesca Pappalardo, Palazzo Esposizioni Roma
promossa da
Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo
si ringraziano
Park Circus (Londra), Lab80 Film
Il Cinema di Palazzo Esposizioni Roma rende omaggio con oltre un mese di proiezioni a uno dei più grandi registi della storia del cinema, Billy Wilder. L’uomo che più di ogni altro ha fatto divertire le platee di tutto il mondo aveva abbandonato l’Europa all'ascesa al potere di Hitler, senza poter più rivedere parte della sua famiglia sterminata nei lager nazisti. Approdato in America, è diventato prima uno degli sceneggiatori più acclamati a Hollywood – scrivendo in una lingua diversa da quella d’origine - e, passato dietro la macchina da presa, uno dei registi le cui invenzioni tecniche sarebbero diventate legge per gli autori a venire; fucina di gag e battute ancora oggi proverbiali; maestro inarrivabile nel lavoro con gli interpreti che ha lanciato a fama eterna, nomi del calibro di Marilyn Monroe, Audrey Hepburn, Marlene Dietrich, Gloria Swanson, Shirley MacLaine, William Holden, Jack Lemmon, Tony Curtis, Walter Matthau nelle sue mani hanno dato le loro prove migliori; infine vincitore di ben 6 premi Oscar senza contare quelli ottenuti dai suoi film in tutte le categorie.
Cosa importava più di ogni altra cosa a Wilder? Fare buoni film per il pubblico e attraverso la finzione del cinema mostrargli la menzogna che regola il mondo. Una ricetta apparentemente semplice che nelle mani di un genio è stata tradotta in una tale ricchezza narrativa che ancora oggi stupisce. Wilder ha padroneggiato e definito i canoni di ogni genere, creando le commedie più divertenti mai realizzate, noir e gialli dalla suspence ancora oggi intatta, storie d’amore che tutti vorremmo sognare, film di guerra che spiazzano, drammi di denuncia sociale che sono un pugno allo stomaco. In un’epoca e un Paese, l’America, perbenista e bigotta, dove la censura la faceva da padrona, è riuscito a criticare e fustigare ogni aspetto della società moderna, resa schiava dall'ambizione e dall’arrivismo, dalla spettacolarizzazione mediatica del dolore e dalle ossessioni di un erotismo frustrato, sdoganando temi allora tabù e non risparmiandoci nessuna delle strategie dell’uomo moderno per fregare i suoi simili.
Wilder ha assunto la veste dei grandi moralisti classici e lo ha fatto facendoci ridere a crepapelle, ha usato le mille risorse che il cinema poteva offrirgli per porci davanti uno specchio dei nostri difetti e, costringendoci a tenere gli occhi spalancati dal ridere, ci ricorda amaramente ancora oggi che “nessuno è perfetto”.
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