"Faccio quadri, ma non penso a me stesso come a un pittore". Dichiarazioni come questa introducono all'approccio non convenzionale di Wade Guyton al fare arte, un approccio in cui i processi e gli strumenti tradizionali - come colori e pennelli - sono sostituiti da apparecchi digitali. Nel 2002 Guyton ha iniziato a lavorare con un software di imaging e una stampante a getto d'inchiostro, inizialmente imprimendo lettere o forme semplici su pagine di riviste; in breve è passato alla sperimentazione su supporti non cartacei, inserendo nella stampante lino grezzo o trattato per realizzare le sue composizioni. I risultati sono le serie dei "Printer Drawings" e dei "Printer Paintings", opere uniche, prodotte con procedimento meccanico, che nel titolo e nella composizione ostentano il loro status di ibridi.
La pratica di Guyton esemplifica un nuovo approccio alla tecnologia condiviso da molti artisti della sua generazione, accomunati da un certo scetticismo sia verso la soggettività dell'artista sia verso le produzioni patinate e di alto livello. Per Guyton, la tecnologia della stampante a getto d'inchiostro, un oggetto onnipresente in casa e in ufficio, - con i suoi comuni guasti tecnici come l'incepparsi della carta o l'ostruzione del getto d'inchiostro, frequenti soprattutto perché Guyton spinge la macchina al limite usando materiali non convenzionali - offre il compromesso ideale, integrando nel processo un certo grado di casualità al quale è possibile reagire o meno. La produzione in digitale ha permesso a Guyton di continuare a basarsi su teorie concettuali, pur esplorando le specificità strutturali del processo artistico: un classico stratagemma modernista.
Dopo aver impiegato per oltre un decennio la stessa tecnologia utilizzando modelli di stampanti sempre più grandi e professionali, Guyton è diventato piuttosto abile nel gestire e perfino anticipare i contrattempi, tanto da essere definito un "virtuoso della stampante ink-jet". Come un tradizionale maestro stampatore, che sa prevedere con squisita precisione le gamme tonali e la qualità finale di un'acquatinta, Guyton sa che alcuni materiali possono aver bisogno di uno strattone in più per scivolare attraverso la stampante e che alcuni colori sono più propensi di altri a ristagnare. Inoltre, impostando una serie di motivi digitali da riciclare nel corso di tutta la sua produzione - ad esempio le lettere X e U, i rettangoli colorati di nero, l'immagine digitalizzata delle fiamme, per citarne alcuni - l'artista è diventato un profondo conoscitore delle loro modulazioni di scala e forma e del modo in cui reagiscono ai numerosi incidenti tecnici. Avviata tramite sequenze di tasti, la realizzazione delle opere di Guyton coinvolge un sorprendente grado di fisicità e abilità tecnica - inconfondibile elemento umano che gestisce e negozia il processo altrimenti automatizzato.
La crescente esperienza ha condotto a imprese sempre più ambiziose, dalla stampa su compensato a dipinti sempre più smisurati. La monumentale opera che l'artista ha realizzato per "Empire State" si basa su un motivo usato per prima volta, a partire dal 2004, in piccoli disegni: un'immagine a strisce rosse e verdi, scelta con cura dai risguardi di un libro. Riproposizione del dittico site-specific basato su questo tema decorativo e commissionato dal Whitney Museum of American Art nel 2012, questo nuovo lavoro si colloca sullo sfondo dell'architettura neoclassica di Palazzo delle Esposizioni, simbolo dell'eccellenza culturale di Roma e collegamento tra la fiorente capitale tardo-ottocentesca e il suo passato imperiale. Sfidando le incontaminate simmetrie e le svettanti colonne della celebre sala espositiva, le linee orizzontali di Guyton, audaci anche se imperfette, si pongono come momenti di trasgressione, rompendo con la tradizione accademica e dimostrando l'infinito potenziale generativo insito nella produzione dell'artista.
Kim Conaty