Carmelo Bene (Campi Salentina, Lecce, 1 settembre 1937— Roma, 16 marzo 2002). Figlio della borghesia leccese, Bene trascorre l’infanzia e l’adolescenza tra “i campi di velluto nero trapuntato di lucciole e l’odore stordente dei gelsomini”, nella fabbrica di tabacco del padre, tra gli altari tardo barocchi a servire messa in contemplazione delle madonne lignee, nell’ascolto notturno dei cori wagneriani intonati dai soldati tedeschi dalle trincee, delle opere liriche, viste o ascoltate in radio.
I genitori lo vogliono notaio o ecclesiaste, nel 1955 si trasferisce a Roma per studiare recitazione e debutta al Teatro delle Arti nel 1959 in
Caligola di Albert Camus. Nei primi anni sessanta a Firenze collabora con Sylvano Bussotti, frequenta lo
Studio di Fonologia (fondato nel 1963), ascolta Bruno Maderna. L’
Ulysses di James Joyce tradotto da Giulio De Angelis segna l’incontro “letterario e non” più importante della sua vita. Negli spazi dell’underground romano, come il Teatro Laboratorio e il Beat 72, hanno luogo le prime regie nel solco teorico tracciato da Antonin Artaud e Oscar Wilde.
Scrive i suoi primi romanzi. Nel 1967 lascia il teatro, realizza cinque film,
Nostra Signora dei Turchi vince il premio della giuria al Festival di Venezia nel 1968.
Negli anni settanta torna al teatro, sperimenta la televisione, la radio e debutta a Parigi, scrivono di lui Gilles Deleuze, Pierre Klossowski, Jean–Paul Manganaro. Dal 1979 si dedica agli “spettacoli concerto”, sancisce il suo legame con interpreti e compositori, tra questi, Piero Bellugi, Vittorio Gelmetti, Gaetano Giani Luporini, Marcello Panni Salvatore Sciarrino, Francesco Siciliani, Antonio Striano, Luigi Zito. Piazze, teatri classici e lirici, sono trasformati in enormi cavità orali, va in scena la “strumentazione fonica amplificata”, il corpo macchina della
Macchina attoriale. Tra il 1988 e il 1990 conduce a Venezia una
Biennale Teatro da cui pubblico e critica sono perentoriamente interdetti.
Torna in scena dopo circa quattro anni, con
Hamlet e
Macbeth in forma di suite. Pubblica l’Opera Omnia,
Vita di Carmelo Bene e il poema
L’mal de’ fiori.
In–Vulnerabilità di Achille, l’ultimo spettacolo, va in scena nel 2000.
Leggenda e
Concerto Mistico, due opere pensate entro “una parola destinata a dire il Nulla della Voce–Ascolto”, restano inascoltate.
Muore a Roma il 16 marzo 2002.