Andrea Cortellessa introduce all’immaginario dell’artista Francesco Clemente in un ciclo di incontri il cui titolo richiama Cina e altri Orienti di Giorgio Manganelli (1974) e i suoi successivi reportage dall’India, già meta di alcuni dei nostri autori più influenti, quali Pasolini e Moravia. «Oriente» è anzitutto un orizzonte al quale ci si è rivolti in un preciso periodo culturale, gli anni Settanta: se nel nostro Paese è stato un decennio caratterizzato da un intenso impegno politico, anche nelle sue declinazioni più esasperate e violente, allo stesso tempo ha visto nascere tendenze di segno opposto, che impiegavano lo stereotipo dell’Oriente come meta di un rinnovamento spirituale (e a volte propriamente religioso). L’interpretazione poetica di Clemente nella mostra Anima nomade, che ricapitola in chiave appunto “nomadica” la sua storia d’artista, è allora l’occasione di un nuovo ripensamento delle nostre categorie di “altro” e Altrove. Perché è solo alla prova dell’Altro che possiamo vedere noi stessi con occhi diversi.
Immagine: Francesco Clemente, Tenda del diavolo, 2013-2014 (particolare, interno) | Tempera su cotone, ricamo, cuciture a mano, pali di bambù, finali in legno, corde, pesi in ferro, cm 600 x 400 x 300. Collezione dell’artista. Courtesy Francesco Clemente Studio