Ideazione Annamaria AjmoneProgetto grafico Giulia Polenta Trigger nasce da un impedimento.
Nel 2015, Virgilio Sieni mi invita a immaginare una breve azione coreografica per una delle sale di Palazzo Pitti. Per una serie di vicissitudini, capiamo che non sarà possibile per me vedere né lavorare nello spazio fino al giorno della performance.
In quel periodo stavo lavorando a un progetto che ancora porto avanti e che ho chiamato Arcipelago, serie di azioni per spazi non teatrali e con formati sempre differenti.
Trigger fa parte di questa ricerca.
Accettata la condizione, decido di immaginare e costruire la performance creando a tavolino una partitura modulabile che possa posizionarsi e trasformarsi a seconda dello spazio dato. Nella mia mente emerge l’idea del campeggio – esperienza che ho sempre detestato e che ho fatto pochissime volte in vita mia. Il mio immaginario del campeggiatore è legato a un’iconografia anni ‘60-‘70, vedo questi set di tavolini e sedie, queste tende che si posizionano a seconda dei metri quadrati prescelti. Calcolare l’ombra in base alla posizione delle piante, analizzare la consistenza del terreno, valutare la giusta distanza con il vicino prossimo. Dare vita a un luogo intimo e privato ma condiviso.
Immaginata inizialmente per degli spazi chiusi, la partitura musicale di Trigger, creata da Palm Wine, è un mix costruito su flussi decrescenti e pensato come una corsa archeologica che si snoda tra musica da ballo sudamericana, repertori di field recordings, psichedelia morbida e dub. L’idea è quella di creare una sorta di sfondamento al di là delle pareti attraverso il suono. Il mix per la sua natura multiforme crea un ritmo e una varietà nel paesaggio da percorrere.
Il pubblico è disposto su un perimetro di sedie posizionate da me in base alle proporzioni e alla forma della sala. Trigger lavora sulla prossimità e sulla distanza, sul particolare e sul campo lungo. Il punto di vista dello spettatore continua a variare ed è sua la responsabilità di comporre e selezionare ciò che può vedere e ciò che non gli è consentito, creando così un’esperienza unica.
Per il Palazzo delle Esposizioni, ho ideato Trigger Atlas 2016-2020. Un atlante composto da immagini e da spazi vuoti. Ho scelto delle immagini iconiche di alcuni luoghi che dal 2015 a oggi hanno ospitato la performance Trigger.
Come nel Mnemosyne Bilderatlas di Aby Warburg, a cui il progetto si ispira, le immagini diventano “
campi di energia e provocano lo spettatore a un processo interpretativo aperto”.
Annamaria Ajmone, Trigger Atlas.pdf