Introduzione
Lo Städel Museum di Francoforte è una delle più ricche e prestigiose raccolte europee d'arte antica e moderna, originatasi dalla straordinaria collezione privata che il mercante e banchiere Johann Friederich Städel (1728-1816) volle donare alla collettività come legato post-mortem, facendo in questo modo di essa una fondazione unica nel suo genere nell'Europa del tempo. Da allora, le raccolte già ingentissime provenienti dall'antico nucleo collezionistico si sono costantemente arricchite di nuove acquisizioni, rivolte ad incrementare tanto i fondi d'arte antica, quanto quelli d'arte contemporanea. Ad oggi, lo Städel Museum custodisce più di centomila opere d'arte che documentano l'intero svolgimento dell'arte europea dal Rinascimento ai giorni nostri. In adesione alla vocazione modernista di Palazzo delle Esposizioni, la mostra si concentra sulla porzione ottocentesca e primo-novecentesca delle collezioni Städel. Articolata in sette scansioni stilistico-cronologiche, essa riflette attraverso i capolavori dei suoi protagonisti l'incalzante avvicendarsi di stili, correnti, movimenti artistici che, tra condivisioni e conflitti, ha determinato l'appassionante progresso della storia dell'arte europea dal Romanticismo alle prime Avanguardie.
Classicismo e Romanticismo
La rassegna si apre sullo scenario del classicismo tedesco di primo Ottocento, introdotto dal celeberrimo ritratto di Goethe in riposo sullo sfondo della campagna romana, realizzato nel 1787 da Tischbein e diventato simbolo assoluto del mito del Grand Tour in Italia. Un'ampia rappresentanza di pittori tedeschi attivi in Italia all'inizio del secolo (Pforr, Fohr, Blechen, Koch) testimonia del contesto culturale degli esordi dello Städel Museum, la cui direzione fu dal 1830 affidata al pittore nazareno Philipp Veit. "Nazareni" furono chiamati quei giovani pittori tedeschi che a partire dal 1809, in opposizione alla formazione accademica tradizionale, partirono per Roma alla ricerca di modelli tratti dalla natura (nelle forme del paesaggio classico) e dalle fonti antiche (nelle forme della pittura rinascimentale). Stabilitisi nel monastero francescano di Sant'Isidoro, abbracciarono uno stile di vita di assoluta concentrazione spirituale. La loro arte si distingue per la nettezza dello stile e la linearità del tratto ispirata ai maestri del Rinascimento, così come per il ricorso a figure del simbolismo cristiano. Nella stessa sala, opere di Friedrich, Dahl, Lessing e Delacroix documentano le molteplici direzioni seguite della cultura figurativa del Romanticismo, dalle poetiche rarefatte del Sublime nordico alle atmosfere tumultuose del meridione esotico
Realismo e pittura en plein air
La rivoluzione estetica del Romanticismo, con il ribaltamento dei valori tradizionali propri della tradizione e la nuova importanza data alla rappresentazione delle emozioni, ebbe tra le sue conseguenze la rivalutazione di schizzi e bozzetti realizzati all'impronta come oggetti artistici dotati di un valore autonomo. L'interpretazione individuale dei motivi paesistici e naturali, svolta in studi preparatori realizzati dal vivo, venne accolta con sempre maggiore interesse e considerata alla stregua dei soggetti e dei generi della tradizione accademica. Questo secondo ambiente è dedicato alla pittura realista attorno alla metà del secolo XIX e presenta gli esiti della cultura romantica, e le reazioni ad essa, nell'interpretazione classicista e italianizzante di Corot, da un lato, e in quella descrittiva e più decisamente naturalista di Courbet, dall'altro. Il grande Frutteto dipinto da Daubigny che campeggia nella parete a fondo sala, costituisce uno degli esempi più evocativi della pittura en plein air dell'Ottocento maturo. Gli approdi delle ricerche naturaliste di metà ottocento sulle sponde del Simbolismo e dell'Impressionismo sono messi in evidenza, rispettivamente, dai dipinti di Thoma e von Hude e di Monticelli, Guigou e Cézanne; mentre la celebre Casa di campagna presso Nuenen, a chiusura del percorso di questa sala, attesta la complessità e la ricchezza della posizione assunta da Van Gogh nel contesto dei movimenti pittorici europei, tra Realismo, Simbolismo e Impressionismo.
Simbolismo
Questa sala rispecchia la varietà del movimento simbolista, rappresentato dai suoi protagonisti assoluti (Böcklin, Moreau, Redon, Munch, Ensor), con le loro evocazioni di mondi immaginati e inquietanti, cui fa Eco un raffinato gruppo di opere in cui la connotazione simbolista è affidata ad atmosfere più intime e sospese, come in Knopff, Altheim, Hodler. Il Ritratto di donna su un tetto di Roma di Max Klinger, dal carattere solenne e meditativo, famigliare eppure straniante, fa da monumentale sfondo alla rappresentazione di queste diverse poetiche. Nel 1892 il critico Albert Aurier scrisse di una "paradossale rivoluzione" che vedeva consumarsi di pari passo con l'ossessione della sua generazione per l'analisi scientifica e l'osservazione naturalistica del mondo. "Invano", diceva, "l'arte esclusivamente materialista, sperimentale e immediata si batte contro l'assalto delle nuove correnti, idealiste e mistiche. Da ogni dove ormai la gente rivendica il diritto a sognare". Gustave Moreau fu visto come il precursore di questo movimento che si distinse per l'istintivo rifiuto dell'osservazione diretta della natura. Ispirato da Moreau, Odilon Redon dedicò la sua arte al mondo del sogno e dell'immaginazione, tornando a un'espressività fondata sulla poesia e sul mistero.
Impressionismo
Alla rivoluzione impressionista, che contribuì a trasformare prassi operative e assetti sociali del tradizionale sistema dell'arte, è dedicato lo snodo centrale della mostra. Introdotto dalle opere anticipatrici di Corot, Daubigny e Cézanne, tale movimento, rappresentato da capolavori di Degas, Monet, Renoir, Sisley, riveste un ruolo cruciale nelle collezioni dello Städel Museum. Se nel corso dell'Ottocento, nell'incrementare le raccolte di arte contemporanea, il museo aveva privilegiato l'interesse per la cultura figurativa tedesca, a partire dall'inizio del XX secolo esso rivolge il suo sguardo con crescente attenzione alla Francia, realizzando acquisti straordinari sul mercato parigino; in questo modo, lo Städel divenne uno dei primissimi musei tedeschi dove fosse possibile ammirare la pittura impressionista, presentata come parte integrante di una storia dell'arte europea complessiva. Una raffinata selezione di opere datate a cavallo del cambio di secolo descrive gli approdi post-impressionisti dei pittori Nabis (Sérusier, Bonnard, Vuillard, Denis), allontanatisi dall'osservazione fenomenologica del naturale a favore di un'estetica fortemente connotata in senso simbolista. Chiude la sala Carmecita del tedesco Lovis Corinth il quale, pur fortemente influenzato dall'impressionismo francese, risente di atmosfere simboliste ed espressioniste. L' originaria politica dello Städel Museum di acquisire opere artisti tedeschi attivi all'estero, come nel caso di Corinth, pose le basi dello stimolante dialogo tra arte nazionale e correnti europee che è al centro di questa mostra.
Espressionismo e Die Brücke (Il Ponte)
Con il termine Espressionismo viene indicato quel movimento culturale novecentesco, non limitato alla sola pittura, che seppe incarnare il senso di insofferenza e ribellione verso le convenzioni artistiche e i costumi sociali diffusamente sentito nel contesto della cultura europea d'inizio secolo. L' arte espressionista è provocatoria, eccentrica, decisamente anticonformista e deliberatamente sgraziata; le forme spigolose e sommarie traggono ispirazione da repertori formali anti-classici come la xilografia medievale o la scultura africana, mentre l'uso prevalente di gamme cromatiche calde è funzionale all'intenzione di veicolare le emozioni in modo intenso e immediato. In Germania l'Espressionismo si sviluppa a partire da due fondamentali movimenti prebellici: Der Blaue Reiter (Il Cavaliere Azzurro) a Monaco e Die Brücke (Il Ponte) a Dresda. Die Brücke fu fondato nel 1905 da Fritz Bleyl, Erich Heckel, Karl Schmidt-Rottluff ed Ernst Ludwig Kirchner, all'epoca studenti alla facoltà di architettura e provocatoriamente orgogliosi della loro mancanza di preparazione formale specifica nel campo della pittura o del disegno, intesa come segno di una positiva incontaminazione culturale. Il nome del gruppo è da riferire alla sua posizione nella storia dell'arte, una sòrta di cerniera fra le convenzioni della tradizione e la libertà dell'arte moderna con le sue nuove potenzialità espressive. Alle mostre organizzate da Die Brücke parteciparono anche artisti non strettamente affiliati al gruppo originario; tra di essi, va menzionato Henri Matisse, che condivise con gli artisti tedeschi alcune delle ricerche maturate in Francia nel contesto della pittura fauve
Max Beckmann
Max Beckmann (Lipsia 1884 - New York 1950) raggiunse una fama precoce con studi di paesaggio e di figura aggiornati sulle tecniche moderniste di Paul Cézanne, Vincent Van Gogh, Lovis Corinth ed Edvard Munch. Questi suoi iniziali interessi furono presto cancellati dalla tragedia della Prima Guerra Mondiale da cui l'artista uscì sconvolto. Nei suoi dipinti del periodo post-bellico ricorrono soggetti dal carattere sfuggente, lacerato e inquietante. Negli anni Venti conquistò una nuova leggerezza, avvicinata dai critici all'emergere in Germania dell'estetica magico-realistica della Neue Sachlichkeit (Nuova oggettività). Nel 1930, lo Städel Museum dedicò una intera galleria alla sua opera, riconoscendo Beckmann come uno dei massimi esponenti dell'arte contemporanea tedesca. Lo stesso fece la Nationalgalerie di Berlino nel 1932. Dopo la presa del potere da parte di Hitler, nel 1933, le opere di Beckmann, insieme a quelle di tanti suoi contemporanei, furono condannate come immorali e degenerate dal regime nazista. Nel 1937 l'artista decise di lasciare la Germania e rimase in esilio ad Amsterdam fino al 1947 quando emigrò negli Stati Uniti. La sua arte, bandita dalla Germania nazista, in America fu accolta ed esaltata come la brillante espressione modernista di un pittore dai temi cupi e dai colori forti, capace di cogliere la complessità della vita moderna.
L'astrazione moderna
La sintesi cubista elaborata in Francia contribuì, tra il 1909 e il 1912, a spingere le avanguardie europee e russe lungo la strada dell'astrazione, che ebbe percorsi fortemente divergenti. Se nella pittura e nella scultura cubiste le figure e gli oggetti sono presenti con le loro forme solide e tangibili (come nel Ritratto di Fernande Olivier di Picasso e in Donna con orecchini di Laurens, qui esposti), in Germania, Svizzera e Russia l'arte astratta permise, al contrario, di ottenere visioni trascendenti e ideali. Per Jawlensky e Klee l'arte doveva essere un tramite per il mondo spirituale. "La mia arte è solo meditazione o preghiera attraverso il colore" dichiarò Jawlensky; Klee piuttosto usò il colore e l'astrazione per accentuare il mistero dei simboli. Insieme a Kandinsky e Feininger, questi artisti nel 1923 formarono il gruppo Die Blaue Vier (I quattro azzurri) e tutti insegnarono nell'importante scuola della Bauhaus. Un altro dei docenti della Bauhaus, Oskar Schlemmer, sintetizzò la figura umana in forme geometriche nell'ambito di una ricerca volta a rivelare "l'unità di natura e spirito". I "Quattro" furono perseguitati durante il regime nazista come autori di "arte degenerata