“Boschi di rapimenti, isole da cui non si parte, bambini che sono piante. Fiabe nere, lucide, tragiche, ballate narrative di un poeta cresciute come edera sulle tavole visionarie di un'artista” (Nicola Gardini)
Questa è una mostra che esplora un doppio buio, due cammini verso un possibile barlume.
IL LIBRO
Lo scrittore Bruno Tognolini e l'illustratrice Antonella Abbatiello, in quest’opera, hanno lasciato il loro cerchio di luce per avventurarsi in zone ignote, ciascuno per conto suo e l’una con l’altro.
L’una con l’altro, prima di tutto, ribaltando i ruoli consueti: non è l’illustratrice che legge i testi per dar loro visioni, ma lo scrittore che guarda le figure per dar loro parole.
Non era la prima volta: già l’albo Maremè (Fatatrac) era nato così nel 2007. Ci riprovano tredici anni dopo, nel 2020. Abbatiello lascia il cerchio di luce delle sue opere attuali, con la loro temperie di stile e segno e sogno del mondo, e “scende in miniera” nel buio dei suoi archivi. Propone a Tognolini una scelta di tavole inedite, create per pubblicazioni o mostre fra venti e trent’anni fa. E quelle che emergono dalle miniere son scene scure, drammatiche, narrative: “fiabe nere”, le chiamerà Gardini.
Il poeta guarda e interroga quelle figure, in attesa che gli parlino, gli dettino. Lo sguardo attraversa gli strati di senso che affondano concentrici giù nel buio di ogni opera viva. Ciò che trova e porta alla luce, alla fine del tuffo, sono versi ancora scuri e narrativi. Rime e storie che lo portano lontano dal suo cerchio di luce consueto: le forme lucenti di gioia del mondo della sua poesia per i bambini.
Il risultato di queste spedizioni, solitarie e condivise, è “Rime Buie”: un libro che canta e mostra, in rime battenti e scure come vecchie ballate celtiche, e in figure che accendono visioni di notti millenarie, diciotto umane vicende di sciagura.
Verso un barlume, forse, in fondo al buio: il lumicino in fondo al bosco delle fiabe. Difficile da scorgere, come “è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire” – canta Battiato. Ma lo incoraggia Leonard Cohen: “C’è una crepa in tutte le cose: ed è da lì che entra la luce”.