In collaborazione con Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale
Pasolini trova nel cinema il linguaggio per vincolarsi alla realtà senza filtri e il risultato è una rivoluzione sconvolgente nel panorama della nostra cultura. La sua avventura cinematografica è anche quella delle censure e dei processi che ha dovuto affrontare per i temi e lo stile delle sua visione provocatoria, sempre in contrasto con la chiusura ipocrita della mentalità benpensante, aggredita con gli affondi taglienti e disturbanti dell’arte. La percezione poetica del sottoproletariato dai romanzi si riversa in personaggi indimenticabili: Accattone, Mamma Roma, le varie incarnazioni di Totò e Ninetto e tutti gli eroi cenciosi di una diversità inadeguata alla contemporaneità, su cui si staglia il Cristo-combattente del capolavoro dedicato al racconto evangelico. La rivoluzione del suo cinema è anche formale: supera la tecnica neorealista guardando inizialmente ai maestri del cinema muto e della tradizione pittorica, e progressivamente, si allontana dalla verosimiglianza, verso la fiaba e lo sberleffo crudele. Dopo la vicinanza con il mondo degli esclusi, degli esordi e dei documentari sull’altrove incontaminato del Terzo mondo, è all’insegna del grottesco che Pasolini sancisce il suo feroce rifiuto dell’esistente: liquida senza attenuanti i borghesi protagonisti di Teorema e Porcile e, dopo la parentesi di esaltazione della libertà sessuale della Trilogia della vita, si cala nell’inferno soffocante di Salò, l’ultima opera, con cui tortura finanche lo sguardo dello spettatore, ponendolo di fronte all’esperienza devastante dell’umana catastrofe.
Si ringraziano: Centro Studi - Archivio Pier Paolo Pasolini di Bologna, Faso Film, Fondazione Cineteca di Bologna, Alberto Grimaldi, Minerva Pictures, Luce-Cinecittà, Rai Teche, Ripley’s Film, La Trincea.