Vedere la normalità. La fotografia racconta il quotidiano
Giunge alla sua settima edizione FotoGrafia-Festival Internazionale di Roma promosso dal Comune di Roma, prodotto da Zoneattive, con la direzione artistica di Marco Delogu. Dal 4 aprile al 25 maggio l'appuntamento con le proposte più interessanti ed innovative del panorama mondiale, imprescindibile punto d'incontro e di scambio per il sistema internazionale della fotografia.
Il tema scelto per questa edizione è "Vedere la normalità. La fotografia racconta il quotidiano" che - secondo Marco Delogu - vuole rappresentare "come la fotografia sia per noi lo strumento migliore per la descrizione della vita di tutti i giorni: un ragionamento che parte anche da un voler raccontare la normalità in contrasto con la straordinarietà".
Le mostre di FotoGrafia al Palazzo delle Esposizioni
Gabriele Basilico
Roma
A cura di Marco Delogu
L'interesse nella Commissione Roma - FotoGrafia Alcatel Lucent è dato dall'unione della cifra dei fotografi con la forza visiva della città: Anders Petersen e Graciela Iturbide riportano la dimensione del loro mondo cercando e trovando una loro Roma, Josef Koudelka continua la sua lunga e rigorosa ricerca sul paesaggio ("Gli uomini stanno alle città come la carne allo scheletro. Senza di loro gli edifici, i muri sono il telaio spettrale di una radiografia al torace. Questa è così, è la città scarnificata dal fotografo Koudelka" scriveva nella presentazione del catalogo Erri De Luca), e Martin Parr aggiunge moltitudini di turisti estivi ai suoi precedenti lavori "The last resort" e "Small World". Nel 2004 Olivo Barbieri nel suo primo lavoro dall'alto, usava il sole delle ore centrali della giornata esaltando la bellezza della tipica luce incisa dell'inverno romano. Queste precedenti cinque edizioni della "commissione Roma" hanno registrato la capacità della città di assorbire questi progetti personali e così per la prima volta quest'anno la commissione si sdoppia e prevede una collettiva con dodici fotografi che hanno espressamente realizzato negli ultimi mesi un lavoro sulla città (I dodici fotografi della collettiva vanno da Guy Tillim, di cui ricordiamo la partecipazione a Documenta 2007, a David Farrell, Miguel Rio Branco, Claudia Jaguaribe, Pieter Hugo, Milton Gandel, Hiruyoki Masuyama, Shigu Rui, Paolo Ventura, Raffaela Mariniello, Tim Davis e Graciela Iturbide, che ha realizzato la Commissione Roma 2007 e che ha appena chiuso una grande mostra al Getty Museum di Los Angeles) in sintonia con il tema dell'edizione FotoGrafia 2008 Vedere la normalità, e il lavoro di un autore, Gabriele Basilico, che ripercorre la città attraverso il fiume, dalla diga di prima porta al ponte sud del grande raccordo, con fotografie che si rifanno ai suoi lavori più importanti come "Bord de mer", per il rapporto con l'acqua e il cielo, e la Beirut del ‘91, per un'idea forte e storicizzata di una città. Diversamente da Olivo Barbieri, Gabriele Basilico cerca una luce nordica, diffusa e un po' cupa, dotata di uno strano romanticismo spesso estraneo alla visione della città, esaltato da un uso del colore non usuale nella sua fotografia. È questa Roma? Si è anche questa e forse il fiume oltre a essere il motivo per cui la città è stata fondata è anche il motivo per cui la città rimane, nascosta dagli argini novecenteschi e dalla sua ansia, o ansia, lunga e ingannatrice.
Una produzione Zoneattive e Palazzo delle Esposizioni
Tim DavisRaffaela Mariniello, David Farrell, Guy Tillim, Paolo Ventura, Pieter Hugo, Tim Davis, Claudia Jaguaribe, Milton Gendel, Shi Gourui, Miguel Rio Branco
Roma
A cura di Marco Delogu
Il punto di partenza di questa prima collettiva sono stranamente delle foto degli anni '50: Milton Gendel è il solo a esporre fotografie non realizzate per l'occasione, ma sono immagini che hanno un forte valore simbolico. Lui è americano ma unico residente a Roma, espone due fotografie che sono icone di un suo arrivo in città, e della sua vita che da quel periodo si è spostata, senza più riuscire a tornare indietro, a Roma. Graciela Iturbide, che che ha realizzato la "commissione Roma 2007" e ha appena vinto l'edizione 2008 del prestigioso premio Hasselblad, è tornata invece ultimamente per rifotografare l'orto botanico e quelle piante che sono la sua passione da sempre, e rappresentano il suo legame con il Messico e con quei deserti tra USA e la sua terra natale che lei ha percorso molte volte.
Anche i pini fotografati da David Farrell sono un dato visivo che ci riportano a ritroso ai boschi e agli alberi che dall'Irlanda di Innocent Ladscape, una serie di fotografie realizzate nei luoghi dove nove giovani furono uccisi e sepolti dall'Ira tra gli anni '70 e i primi anni '80, passano alla regione di Iwate in Giappone, il suo primo lavoro esposto al festival, per poi ritornare a Roma con il lavoro e il workshop sulla via Francigena, passando attraverso il paesaggio intorno a Lugo di Romagna. La foto di Guy Tillim, altro fotografo a cui il festival è particolarmente vicino, è la conseguenza di un suo nuovo lavoro che esporrà alla Fondazione Henry Cartier Bresson nel 2009 e che lo ha visto fotografare i palazzi africani e iniziare a indagare sulle città. Miguel Rio Branco espone per la prima volta al festival, e con questa piccola serie di foto trova forse per la prima volta una dimensione racchiusa e discreta di uno spirito barocco e di grande respiro che si avvale di un raffinato uso della luce, quanto di un retroterra visivo e culturale che affonda in un Brasile intriso di religiosità quanto di un sensuale spirito di strada. Anche lei brasiliana, e anche lei per la prima volta presente a FotoGrafia, Claudia Jaguaribe ha affrontato il suo primo impatto con la città di Roma attraverso il movimento, la paura di affrontare millenni di storia con la velocità di un mezzo di trasporto pubblico che taglia trasversalmente la città e riporta alla vita della città, in una prospettiva che trova nel transitorio il miglior antidoto per affrontare l'eterno. Questo lavoro sul rapporto fra transitorio e ciò che è intriso di storia, fra tempi di consistenza diversa che alterano la percezione della realtà è affrontato con un approccio tutto ironico da Raffaela Mariniello che critica il fenomeno del turismo di massa in Italia che ha trasformato le nostre città in dei beni di largo consumo, dei grandi, surreali, souvenir. Un approccio tutto diverso da quello di Paolo Ventura, che lavora sul ricordo, sulla reminescenza, che riproduce in piccoli teatrini fatti di materiali poveri, distrutti ogni volta subito dopo essere stati fotografati. La dimensione reale di Roma, la necessità di spogliarla dal suo mito per ritrovarla nelle piccole cose, in quegli aspetti anche dismessi o poco usuali, anche poco identificabili con i luoghi comuni che le sono attaccati, sono i punti focali della ricerca di Tim Davis, borsista all'Accademia Americana, che da quasi un anno a questa parte non fa altro che vagare per Roma, farsi trascinare dai flussi della città, spinto dall'idea che ciò che oggi appare come scarto sarà forse al centro dell'attenzione di un'archeologia del futuro che ricerca la storia oltre i suoi monumenti. Per quanto diverso, è un modo di operare vicino a quello di Pieter Hugo, altro fotografo, sudafricano come Tillim, che al festival ha già partecipato con un lavoro intitolato Albinos. Pieter Hugo tende sempre ad entrare nella realtà delle cose attraverso i loro aspetti marginali, o posti al margine. Così ha fatto a Roma, ritraendo una famiglia, una qualsiasi, che di questa città dice tutto e niente, in casa loro, entrando, discretamente, nel cuore delle cose. Di certo non si può definire discreto l'approccio di Shi Gourui, unico orientale presente quest'anno, con questa sua monumentale fotografia della Colonna Antonina. Un'immagine familiare a molti, ma resa in uno straniante effetto di grande negativo, e ripresa con un metodo quasi teatrale, costruendo una camera oscura delle dimensioni di una stanza, che come in un'impresa di altri tempi, non rinuncia a confrontarsi, in modi di contemporanea monumentalità, con il peso di questa città.
Una Produzione Zoneattive
Paolo Woods, Lagos, Nigeria, 2007Paolo Woods
Il Far West Cinese
A cura di Marco Delogu
Per alleviare la sua sete di petrolio e la sua fame di rame, d'uranio e di legname, Pechino ha lanciato le sue imprese e i suoi avventurieri alla conquista dell'Africa. Per i 500.000 cinesi che vi si sono riversati il continente nero è la promessa di un Far West del XXI secolo. Alcuni hanno già fatto fortuna, altri vendono ancora paccottiglia ai bordi delle strade infuocate dei paesi più poveri del mondo. Per gli africani è forse l'evento più importante dei loro 40 anni d'indipendenza. I cinesi non assomigliano agli ex-coloni. Seducono i popoli perché costruiscono strade, dighe e ospedali, e i dittatori perché non parlano di democrazia o trasparenza. Per mesi, nel 2007, Paolo Woods ha seguito i cinesi in Africa insieme al giornalista Serge Michel. Li hanno accompagnati lungo le ferrovie dell'Angola, nelle foreste del Congo e nei karaoke in Nigeria. Dalle campagne impoverite nel cuore della Cina alle poltrone in cuoio dei ministri africani, le foto di Paolo Woods raccontano l'avventura dei cinesi partiti per costruire, produrre e investire in una terra che l'occidente giudica ormai buona solo a ricevere aiuti umanitari. Sono immagini rare a causa degli ordini di Pechino, che non vuole clamore intorno alla sua conquista. Queste foto danno un volto ad un fenomeno che potrebbe ben essere l'ultima tappa della globalizzazione.
Una produzione Zoneattive
Lucia Nimcova, Discussion with PartizansLucia Nimcova
Unofficial
La "Normalizzazione" è stata un programma ideologico di integrazione politica e sociale portato avanti in Cecoslovacchia dopo il 1968, una sorta di messa in scena che ha toccato solo indirettamente la generazione di Lucia Nimcova. Questa distanza le ha permesso di guardare al passato del proprio paese con maggiore lucidità, in una ricerca delle ragioni che hanno determinato le graduali trasformazioni del sistema comunista dell'Europa dell'Est che è passata attraverso un'analisi degli archivi fotografici della sua città, Humenné. Vincitrice della scorsa edizione del Premio Internazionale Fotografia Baume&Mercier, Lucia Nimcova ha realizzato una peculiare integrazione di sue visioni personali e di foto d'archivio, un mosaico complesso e vivissimo che attraverso le piccole storie della sua città riesce a mettere luce su un'epoca passata e tuttavia ancora presente.
Oltre a portare in evidenza una tradizione fotografica sepolta dall'oblio della censura comunista, la Nimcova pone delle domande ancora attuali attraverso un lavoro originalissimo e solo in apparenza a cavallo fra documentazione e finzione.
Una produzione Zoneattive e Baume&Mercier.
Leonie Purchas, Bron Sorting, 2007Leonie Purchas
In the Shadow of things
Il lavoro di Leonie Purchas si concentra da alcuni anni sulle famiglie: dalla Provenza a Cuba, da Londra a Roma, una volta accolta da una famiglia, la fotografa dal suo interno esplorandone le relazioni, l'emergere delle singole individualità. Lo scorso anno ha rivolto per la prima volta l'obiettivo verso la sua famiglia, consapevole dell'intimità che aveva raggiunto nell'entrare nella vita delle persone. "In the Shadow of Things" si concentra sulla vita di sua madre, Bron, che dopo la rottura del suo primo matrimonio, ha iniziato dodici anni fa una nuova vita col suo compagno David e loro figlio Jake, trasferendosi in una casa isolata circondata da campi e foreste.
Nonostante gli anni passati, la maggior parte dei pacchi del trasloco erano ancora da aprire. Bron ha combattuto per anni con un disturbo ossessivo compulsivo che con le sue intricate regole e rituali ha dato luogo nella vita di tutti i giorni a pile di oggetti sparsi dappertutto.
Per molti mesi Leonie ha cercato di aiutare la madre a riprendere il controllo della sua casa e della sua vita, cercando di esprimere attraverso la fotografia il confronto con un mondo che pensava di conoscere ma che continua a rivelarsi.
Una produzione Zoneattive in collaborazione con Goldenshot (London)
Mimmo Jodice, Perdersi a guardare6 aprile - 25 maggio 2008
Premio FotoGrafia-Libro
A cura di Marco Delogu e Roberto Koch
FotoGrafia - Festival Internazionale di Roma per la prima volta dedica una sezione, all'interno del Festival, per presentare i migliori libri fotografici pubblicati in Italia nel 2007 ed offrire una scelta ampia e completa dei volumi prodotti da un settore dinamico e in crescita della nostra editoria. Molti gli editori che hanno raccolto l'invito del Festival ad aderire a questa iniziativa proponendo i propri lavori che il pubblico può sfogliare e leggere nella Sala della Fontana di Palazzo delle Esposizioni. A far da cornice agli oltre cento libri, otto mostre fotografiche, scelte dai curatori, che offrono la possibilità di apprezzare alcuni lavori estratti tra i libri presentati. Una giuria internazionale di esperti annuncerà il più interessante libro, che sarà oggetto di una mostra esposta all'interno di FotoGrafia - Festival Internazionale di Roma nel 2009.
Livello 0
Ingresso libero
Sito internet FotoGrafia - Festival Internazionale di Roma