Alexander Calder (1898-1976), uno degli artisti più affermati e amati al mondo, ha rivoluzionato la storia dell'arte attraverso l'utilizzo di materiali non convenzionali e reinterpretando completamente il concetto di spazio. Calder è famoso per le sue sculture in movimento, i mobile, ma il suo spirito innovativo e la sua forte visione creativa vanno al di là di qualsiasi definizione di genere.
Nel 1933, Calder afferma: «Perché non rappresentare le forme in movimento? Non un semplice movimento di traslazione o rotativo, ma una composizione di diversi moti di vario tipo, velocità e ampiezza. Così come si possono comporre colori o forme, così si può comporre il movimento».
Utilizzando la bellezza ideale delle forme astratte integrate con le proprietà di gravità, equilibrio e spazio negativo, le sculture di Calder hanno la facoltà di creare una nuova esperienza dell'oggetto e dell'ambiente. La mostra a Palazzo delle Esposizioni è un invito a partecipare a questa esperienza unica, a immergersi all'interno dello spazio e dell'energia create dal genio americano.
Calder è cresciuto in una famiglia di artisti: suo padre e suo nonno erano entrambi scultori di successo, mentre sua madre era pittrice. Nonostante il suo precoce talento artistico, Calder studia e svolge il mestiere di ingegnere prima di decidere che il suo lavoro, come egli stesso sostiene, non gli «permette di giocare abbastanza con l'ingenuità». Nel 1923, quindi, si stabilisce a New York e inizia a studiare disegno e pittura presso l'Art Students League.
Nell'estate del 1926, Calder si trasferisce a Parigi, il centro del mondo dell'arte e sede di una vivace comunità di artisti d'avanguardia, come Duchamp, Léger, Mirò e Mondrian. Poco dopo il suo arrivo, Calder si dedica alle sculture con il fil di ferro, una forma radicalmente nuova di arte attraverso un materiale da lui utilizzato fin dall'infanzia dove il volume è suggerito dalle linee espressive. I suoi esperimenti con le forme e l'azione, spesso hanno la forma di animali e di personaggi del circo, oppure sono ritratti di amici o figure della cultura popolare. In particolare, Calder ha ripreso la tradizione scultorea di suo padre rappresentando scene mitologiche, come in Hercules and Lion e Romulus and Remus, entrambi del 1928 ed esposte a Roma per la prima volta.
Nel 1930 Calder aderisce alla pittura astratta dipingendo una piccola serie di quadri, cinque dei quali presenti in mostra. Ma, come afferma l'artista, «il fil di ferro, o qualcosa da torcere, o rompere, o piegare, è il mezzo più facile per esprimermi». Poco dopo, Calder inizia a realizzare le prime sculture astratte in fil di ferro. Alcune di queste opere, come ad esempio Object with Red Ball del 1931, mostrano un approccio radicale alla solidità e allo spazio attraverso le variazioni della forma sferica. Ma ancora più estremo in Calder è il concetto che è lo spettatore stesso a determinare la composizione finale dell'opera d'arte.
Intrigato dall'idea di forme astratte in grado di occupare diverse posizioni nello spazio, Calder inizia a utilizzare motori e manovelle per creare opere in grado di svolgere due o tre movimenti ciclici. Descrivendo una delle sue prime sculture in movimento, è Marcel Duchamp che suggerisce a Calder di chiamare i suoi nuovi oggetti mobile. Dopo aver visto le sculture in movimento, invece, è Jean Arp, ironicamente, che suggerisce di usare stabile per le opere statiche.
In seguito Calder inizia a progettare mobile da appendere al soffitto, a partire dalla scultura rivoluzionaria Small Sphere and Heavy Sphere del 1932. Questo mobile, capolavoro raramente esposto in mostre e presente a Palazzo delle Esposizioni, che può essere considerato come scultura, performance art, oppure come un atto lungimirante di riciclaggio creativo, contiene tutte le idee di Calder sul movimento, sul punto di vista, sulla composizione variabile e sul caso.
Verso la fine degli anni Trenta, Calder affronta la formalità frontale della pittura, ma sempre utilizzando tre dimensioni e attraverso l'introduzione del movimento. In queste opere, come White panel (1936), esposto in mostra per la prima volta insieme a Red Panel (c. 1938), ottiene una più profonda esperienza della peculiare natura cangiante di queste opere dove è difficile tracciare la linea di confine tra pittura e scultura, tra due e tre dimensioni. Calder utilizza questo tipo di composizione di più elementi, sfondo statico e scultura, per creare una performance dove il dipinto si fonde con gli oggetti astratti in movimento.
Tra i più riconoscibili capolavori dell'artista ci sono le sue sculture monumentali installate nei parchi pubblici o nelle piazze di tutto il mondo. Il suo monumentale Teodelapio (1962), è diventato uno dei simboli di Spoleto, la città per la quale è stato creato. Pittsburgh (1958), che prende il nome dalla città della Pennsylvania, ed eccezionalmente presente in mostra, è normalmente appeso in aeroporto, dove ruota dolcemente sopra le teste dei viaggiatori di passaggio. Quando un ospite di Calder osservando le sue grandi creazioni disseminate intorno alla sua casa francese disse. «Sembra un rudere romano», egli rispose «non ancora».
La produzione creativa di Calder è estremamente ampia, ma nonostante ciò ciascuna delle sue opere d'arte è intrisa dell'energia della sua stessa vita. Utilizzando materiali come il vetro, la lamiera industriale, o il bronzo più prezioso, Calder si è concentrato sull'espressione della bellezza delle forme. Egli affermò che «anche se è fatto di alluminio e piuttosto piccolo, anche se non è solo un semplice modello dipinto, un oggetto deve essere accuratamente piacevole».
La mostra di Palazzo delle Esposizioni rappresenta un'occasione eccezionale per vedere opere che ripercorrono tutto il corso della carriera dell'artista e che provengono dalle più importanti collezioni Calder del mondo, pubbliche e private, come dal Museum of Modern Art di New York, dalla Fondazione Solomon R. Guggenheim di New York , dal Whitney Museum of American Art di New York, dalla National Gallery of Art di Washington, dal Centre Pompidou di Parigi; dalla Menil Collection di Houston, dalla Raymond e Patsy Nasher Collection di Dallas, dal Ludwig Museum di Colonia e dalla Fondazione Calder di New York.