Gioco di dama, 1961
3’ 30”, col., son., 16 mm
Questo breve film di animazione gioca sul motivo della griglia della scacchiera in senso modernista, ossia favorendo le opposizioni formali e grafiche tra le caselle, il cerchio e il quadrato, il bianco e nero, richiamando pratiche familiari all’avanguardia. Il gioco dialettico tra le forme è ripreso nella scelta della musica, con una vivace alternanza di suoni elettronici e arie per mandolino. Per mezzo della sostituzione del cerchio di una pedina bianca con la sfera della testa di una marionetta di fil di ferro, una piccola figura si anima per danzare sulla scacchiera, introducendo una nota lirica tra griglie e schemi, per poi inserirsi in una distesa di papaveri filmata dal vero, con un cambiamento di tono tra due universi: l’uno formale, astratto e di ispirazione geometrica, l’altro più estroso, leggero e colorato.
Narciso, film esperienza, 1966
11’, col., son., 16 mm
Seduta nel suo studio, parzialmente svestita, l’artista riprende a distanza ravvicinata con una cinepresa a mano i propri piedi, le ginocchia, le cosce, una mano, tracciando degli arabeschi intorno al suo corpo. La vicinanza della camera, che evidenzia la grana della pelle e le vene superficiali, produce un effetto deformante, quasi deturpante. L’artista commenta a bassa voce le immagini, si interroga sul processo filmico, improvvisando a ruota libera e registrando su un dittafono. “Avere un magnetofono nel cervello”, dice. L’artista pone l’accento sulle condizioni dell’esperienza, descrive lo studio in cui il film viene girato. Un esercizio performativo, autoriflessivo, che indaga sulla posizione di una donna, sulla sua identità frammentata, la relazione tra interiore ed esteriore, il ruolo delle parole, separando l’immagine dal suono.
Il lago azzurrino, 1966
14’ 11”, col., son., 16 mm
Il lago, girato con riprese dal vero, dimostra la padronanza con cui l’artista tratta la scrittura filmica. Su una musica moderna di Bruno Maderna, il film alterna inquadra ture di paesaggi invernali, all’alba e al crepuscolo, con il viso di una ragazza in primo piano. A tratti la musica è mixata con versi di uccelli o suoni naturali, in modo discreto, quasi impercettibile. Il film privilegia gli intrecci, gli intrichi di tronchi e rami avviluppati, il fogliame, tutti motivi che si ritrovano spesso nella pittura di Marinella Pirelli, ai quali fanno eco i movimenti della macchina da presa – a volte convulsi – e i piedi nudi che avanzano nell’erba attraversando l’inquadratura.
La piccola noia, 1966
8’ 30”, col., son., 16 mm
Su una musica di John Coltrane, il film mescola inquadrature rapide di oggetti comuni o di nature morte e i frammenti di un diario filmato che mostra alcuni amici in vacanza a Torcello, nella laguna veneta, che passeggiano leggendo il giornale, chiacchierando durante il pranzo, tagliando le verdure, giocando a scacchi. Le inquadrature, realizzate senza treppiede, hanno un’intensità visiva decisamente impressionante: sagome in controluce, ritratti luminosi, frutta e conchiglie che ricordano le nature morte. In maniera convulsa e prorompente, con lo scorrere delle assonanze visive, La piccola noia intreccia il formalismo pittorico delle composizioni con le scene della vita quotidiana.
Sole in mano (appropriazione, a propria azione, azione propria), 1973
6’ 34”, b/n, son., 16 mm
Lo schermo è nero. La mano dell’artista, nascondendo l’obiettivo come una maschera, si solleva lentamente e scopre un paesaggio ondulato in bianco e nero. Di fronte alla camera, il sole brucia la pellicola con la sua luminosità. Attraverso agili movimenti, la mano gioca con il sole, si fa passare la sfera luminosa fra le dita, ne diminuisce il bagliore, tenta di afferrare il disco dell’astro con il pollice e l’indice come se fosse una biglia, variando l’intensità della luce, come un diaframma tattile. Sul rumore di un vento violento, l’immagine passa in negativo. La mano, ormai bianca e grigia, lascia passare bagliori improvvisi che offuscano e scuriscono l’immagine. Quando il vento torna a farsi violento, la mano si avvicina completamente all’obiettivo per concludere il film, in modo circolare, con un’immagine bianca, negativa rispetto all’inquadratura iniziale.
Opere concesse dall’Archivio Marinella Pirelli, Varese, courtesy Richard Saltoun Gallery
Marinella Pirelli (1925, Verona – 2003, Verona) compie gli studi al liceo classico e frequenta lo studio del pittore Romano Conversano. È in questa occasione che conosce artisti come Emilio Vedova, Tancredi Parmeggiani, Beniamino Dal Fabbro e Rodolfo Sonego. Si dedica alla pittura di nature morte e di paesaggio, immortalando luoghi tra Belluno e Burano, confrontandosi con Guido Cadorin, Felice Carena, Giuseppe Santomaso, Pio Semeghini e Arturo Martini. Frequenta l’Università di Padova, intraprendendo il percorso storico-artistico, abbandonato poi per dedicarsi alla pittura.
Per tutti gli anni Quaranta del Novecento, si dedica all’illustrazione per libri di botanica, pubblicati nel decennio successivo. Nel 1948, si trasferisce a Milano dove lavora come figurista, vetrinista e illustratrice di pagine di settimanali. Nel frattempo, disegna costumi e scene per la compagnia di teatro ll Carrozzone di Fantasio Piccoli. Si avvicina al cinema romano e agli attori Aldo Trionfo, Romolo Valli, Giulio Turcato e Pietro Consagra. Si trasferisce definitivamente a Roma nel 1951, dove frequenta con assiduità il mondo del cinema e stringe amicizia con Gillo Pontecorvo, Florestano Vancini e Carlo Lizzani, gli sceneggiatori Pirro, Solinas e Sonego. Si avvicina a Carla Accardi, Leoncillo Leonardi, Salvatore Scarpitta, Pietro Cascella e Carla Lonzi. In quegli anni, lavora come disegnatrice per la Filmeco, che ha in progetto di produrre film pubblicitari di animazione e cartoni animati.
È nel 1952 che a Roma incontra Giovanni Pirelli, che sposa l’anno successivo. Insieme, frequentano Sandro Pertini, Pietro Nenni, Adriano Olivetti, Elena Croce, Alberto Moravia, Elio Vittorini, Italo Calvino, Renato Guttuso, Luigi Nono e Angelo Ephrikian. Nel 1954 fondano la casa discografica Arcophon e iniziano l’attività di collezionismo degli artisti italiani e internazionali.
Dopo la nascita dei due figli, vive a Verrand, in Val d’Aosta, spostandosi a Varese nel 1963, dove acquista uno studio ricavato da un vecchio granaio e che terrà sino al 1975 ospitando Mario Ceroli, Jannis Kounellis, Gino Marotta, Franco Angeli, Mario Merz, Piero Dorazio e Maurizio Mochetti. In questo periodo si dedica a esperienze legate al cinema e alla rappresentazione della luce.
Fra il 1960 e il 1965 si dedica ai lavori cinematografici sperimentali in 16mm e a installazioni: Film ambiente e il ciclo Meteore, frutto di una ricerca sulla luce tra il 1969 e il 1972.
Tra il 1961 e il 1964 produce i due film d’animazione a colori Gioco di dama e Pinca e Palonca. Agli anni successivi, si fanno corrispondere i suoi primi film sperimentali, tra cui Piccola Noia (1966) in 16mm, Narciso, in 16mm nel 1967.
Nel 1969 partecipa alla mostra “Al di là della pittura”, tenutasi a San Benedetto del Tronto e curata da Gillo Dorfles, Luciano Marucci, Filiberto Menna.
Nel 1970, Pirelli presenta il Tempo dell’uomo presso la Galleria Modern Art Agency di Lucio Amelio di Napoli e, successivamente, a Moltepulciano.
Il 3 aprile 1973 Giovanni muore in un tragico incidente stradale, dopo il quale Marinella Pirelli sceglie di ritirarsi dalla scena artistica, dopo aver realizzato nel 1974 Doppio autoritratto.
Nei primi anni del Duemila, ritorna in esposizione con una raccolta di suoi lavori presso il Chiostro di Voltorre, e con le personali a Villa Panza e al MAM di San Paolo in Brasile (2003). Marinella Pirelli muore a Varese il 29 giugno 2009.
Immagine: Marinella Pirelli, still da Sole in mano (appropriazione, a propria azione, azione propria). Archivio Marinella Pirelli, Varese. Courtesy Richard Saltoun Gallery
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Sala Cinema
Scalinata di via Milano 9a