A otto anni dalla scomparsa, tanto improvvisa quanto prematura di Luigi Billi (Firenze 1958 - Milano 2016), la mostra, a cura di Patrizia Mania e Nicoletta Billi, ne esplora il percorso artistico, riproponendone le tappe più significative.
Una narrazione volutamente episodica (per flashback) restituisce, in sintesi, un lavoro sempre sospeso tra memoria personale e collettiva, costellato dal continuo capovolgimento degli stereotipi culturali, sempre improntato a una straordinaria sensibilità per la texture e la composizione.
Sono oltre 50 le opere esposte. Dai primi "accartocciamenti" (destinati a diventare cifra ricorrente) che riabilitano, non senza averlo interrogato criticamente, lo scarto dall'immagine di consumo a segno artistico, ai lavori dove si sovrappongono pittura e fotografia, gesto e materia e attraverso i quali l'artista ha di volta in volta indagato la struttura nascosta della natura (Cieli di bosco), le aporie delle immagini (Cara mamma, stiamo tutti bene. Caro babbo, siamo tutti morti, Eroi) o l'impertinenza della parola (Ho vietato a mio padre di chiamarmi figlio). Opere capaci anche di rivelarsi scopertamente politiche, manifestando, accanto all’inesausta ricerca espressiva, un'altrettanto incessante tensione etica.
La mostra offre anche l'occasione di presentare il nuovo sito dell'Archivio Luigi Billi, che da settembre è tornato online all'indirizzo www.archivioluigibilli.it con il duplice obiettivo di diffondere e promuovere l'arte di Billi e di contribuire alla definizione del catalogo generale delle sue opere.